Lavoriamo insieme
L’allevamento è una delle attività più antiche e importanti dell’umanità, ma presenta anche dei problemi che non vanno sottovalutati.
In Italia, gli allevamenti intensivi si concentrano soprattutto al nord, dove si producono grandi quantità di carne, latte e uova.
Questi allevamenti hanno un forte impatto sull’ambiente, sull’aria, sull’acqua e sul clima.
Emettono gas serra, particolato, sostanze tossiche e antibiotici che danneggiano la salute degli animali, delle persone e degli ecosistemi.
Per questo motivo, è necessario sensibilizzare i consumatori e gli allevatori sui rischi dell’allevamento intensivo e promuovere pratiche più sostenibili e rispettose del benessere animale.
L’allevamento può essere una fonte di ricchezza e di cultura, ma solo se fatto con responsabilità e consapevolezza.
Allevamenti e cambiamenti climatici
Allevare gli animali a scopo alimentare richiede un utilizzo enorme di terreni, cibo, energia e acqua. E oltre a tutto ciò comporta danni notevoli all’ambiente.
Queste pratiche, unite a un inquinamento che sembra quasi fuori controllo, stanno contribuendo a una catastrofe climatica praticamente irreversibile.
Le emissioni di gas serra degli allevamenti intensivi rappresentano il 17% delle emissioni totali dell’Ue, più di quelle di tutte le automobili e i furgoni in circolazione messi insieme.
La zootecnia europea emette l’equivalente di 502 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Includendo le emissioni indirette di gas a effetto serra, che derivano dalla produzione di mangimi, dalla deforestazione e da altri cambiamenti nell’uso del suolo, le emissioni annuali totali attribuibili alla zootecnia europea sono equivalenti a 704 milioni di tonnellate di CO2, più delle emissioni annuali di tutte le auto e furgoni circolanti nell’Ue nel 2018 (655,9 Mt CO2eq).
Il potenziale di riduzione dei gas a effetto serra derivante dalla riduzione del numero di animali allevati, quindi, è enorme: una riduzione del 50 per cento consentirebbe un risparmio di emissioni dirette di 250,8 milioni di tonnellate di CO2, una cifra paragonabile alle emissioni nazionali annuali di Paesi Bassi e Ungheria messi insieme. Ridurre la produzione del 75 per cento permetterebbe un risparmio di gas serra di 376 milioni di tonnellate di CO2, più delle emissioni nazionali annue combinate di 13 paesi dell’Ue, e circa equivalente all’impatto climatico totale di tutti i processi industriali di tutti i Paesi membri.